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diario di Maria - come sono diventata?


di forrestsherman
24.11.2019    |    19.697    |    13 9.6
"Non posso confidarmi con mia madre, non capirebbe..."
Caro Diario, devo raccontare a qualcuno quello che è successo, altrimenti impazzisco.
Non posso confidarmi con mia madre, non capirebbe. Non posso confidarmi con le mie amiche, mi darebbero della puttana. Di amici uomini ne ho solo due e con loro non posso… beh, è proprio a causa loro se sono in questo stato.
Ho deciso di scrivere qui quello che è successo per sfogarmi, perché non posso più tenere tutto dentro. Spero sia terapeutico e che quando arriverà alla fine del racconto saprò quello che devo fare.

Ho avuto un ragazzo fisso, Luca, dalla terza media fino al quarto Liceo. Eravamo una bella coppia, lui mi piaceva davvero. Lui è stato il mio amore, le prime carezze, le prime passeggiate mano nella mano, il primo bacio. Con lui ho avuto le mie prime esperienze sessuali, prima timide ed impacciate, poi un po’ più spinte…

Quando facemmo l’amore per la prima volta. Fu tenero. No, non godetti selvaggiamente come avevo visto in qualche film o sentito nei racconti delle mie amiche, ma tutto sommato fu bello. Qualche mese fa, dopo la festa per i miei diciotto anni, mi chiese di prenderglielo in bocca: fu un’esperienza un po’ traumatica, soprattutto per lui. Voleva tanto farlo, ma venne quasi subito, scostandomi appena in tempo. Dopo quella volta mi disse che mi amava troppo e che non voleva più che facessi qualcosa di degradante per me. In realtà a me l’esperienza non era dispiaciuta: il sapore non mi faceva schifo come pensavo e l’idea di tenere un uomo in pugno era particolarmente eccitante.

Lui pensava che per me fosse degradante, in realtà io mi sentivo in controllo in quella situazione: lui era alla mia mercé. Non glielo dissi però, così non ripetemmo più l’esperienza. Ci lasciammo pochi mesi dopo. Non in seguito a furiose litigate, tradimenti o chissà che.

Semplicemente non ci amavamo più ed eravamo presi da altri pensieri. Fui io a dirgli che dovevamo darci un taglio e lui non ne fece un dramma. In realtà siamo ancora amici, non confidenti stretti, ma amici si.

Dopo che sono tornata single molti ragazzi mi han fatto la corte. Io giocavo un po’ con loro, ma non gli davo mai troppa corda. Non volevo subito un’altra storia, volevo godermi un po’ di libertà e di uscite con le amiche.

Con Veronica facevamo strage quando eravamo a ballare: bastava strusciarci un po’ e subito eravamo circondate di uomini con lo sguardo assatanato. Mi piaceva vedere come si eccitavano guardandoci ballare. Mi piaceva vedere come le nostre gambe scoperte o le nostre scollature profonde provocavano turbamenti anche su ragazzi molto più grandi di noi. Ok, lo ammetto, da brille forse delle volte abbiamo un po’ esagerato e illuso qualche maschietto, ma io non sono mai andata oltre qualche bacio o qualche carezza.
Mai, fino a pochi giorni fa…

Da un po’ di tempo nella mia compagnia di amici ce n’erano due con cui ero più legata, Andrea e Paolo. Erano due gran bei ragazzi e soprattutto erano molto simpatici. Stavo bene con loro, potevo parlare di tutto, potevo essere me stessa.

Sapevo che entrambi avevano una cotta per me e che facevano un po’ a gara fra loro a chi mi ricopriva di più attenzioni. Io ero lusingata, ma non li consideravo in quel senso: erano due grandi amici e volevo che le cose restassero così.

Uscivamo sempre più spesso solo noi tre. A scuola eravamo inseparabili. Loro erano nell’altra quinta, quindi ci vedevamo solo al cambio dell’ora o a ricreazione, ma ogni scusa era buona per stare un po’ insieme e parlare del più e del meno. Veronica un giorno mi disse di staccarmi un po’ da loro, era preoccupata che io facessi male ad uno dei due:
“Non vedi che sono cotti di te? Prima o ne sceglierai uno e farai star male l’altro, oppure troverai un altro moroso e farai star male entrambi.”

Aveva ragione, ma io in quel momento non volevo vederlo. Perché? Inconsciamente mi piacevano entrambi? O godevo solamente nel rimanere al centro delle attenzioni di due uomini? Non lo so. So solo che non feci nulla per allontanarli e mentre loro forse si illudevano, io mi affezionavo sempre di più ad entrambi.

La scuola decise di portarci in gita a Praga in Marzo. Sarebbero andate le due quinte insieme, quindi Andrea, Paolo, Veronica, tutti gli amici di sempre ci sarebbero stati. Ero al settimo cielo!
Partimmo in pullman all’alba. Io non volevo far un torto a nessuno, quindi mi sedetti al fianco di Veronica. Andrea e Paolo dietro di noi.

Dopo qualche ora fra sonno e musica nelle cuffie, in viaggio cominciò ad animarsi, fra i soliti cori da pullman e le prime lattine di birra che cominciavano a girare di soppiatto fra i sedili.

Dopo la sosta all’autogrill per il pranzo, mi ritrovai seduta nell’ultimo posto in fondo assieme a Paolo. Parlavamo vicinissimi uno all’altro, mentre la maggior parte degli altri dormiva.
Ad un certo punto iniziò ad accarezzarmi una caviglia. Io avevo le gambe rannicchiate sul sedile e intanto continuavo a parlare. Quel contatto fu naturale, senza malizia, ma allo stesso tempo molto intimo. Sentivo la sua mano accarezzare la mia pelle ed i miei pensieri non riuscivano a staccarsi da quel contatto. Istintivamente alzai lo sguardo per cercare Andrea: mi sentivo in colpa. Stava dormendo qualche sedile più avanti ed io mi tranquillizzai. In realtà non stavo facendo nulla di male, perché mi sentivo in colpa? Non lo so. So solo che quando riguardai Paolo non lo vidi più con gli occhi di prima. Non era più solo un amico, era un ragazzo, un bel ragazzo e mi piaceva.

Veronica aveva ragione allora? Avrei fatto star male Andrea? Avrei rovinato la loro amicizia?
Mentre pensavo a queste cose, Paolo che continuava ad accarezzarmi dolcemente, mi si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò:
“Tu mi piaci tanto lo sai? Forse sono innamorato di te.”
Il mio cuore impazzì.

Mi diede un leggero bacio sulla guancia e poi si iallontanò. Io non dissi nulla, ma in testa avevo un turbine di pensieri impazziti. Gli piaccio? Mi ama davvero o stata solo una mossa programmata per portarsi a letto qualcuno durante la gita? E Andrea? Cosa devo fare?
Avevo bisogno di stare sola. Così mi isolai nelle mie cuffiette e misi la musica a palla.
Mi risvegliai che era pomeriggio inoltrato e finalmente eravamo arrivati. Io e Veronica prendemmo una camera solo per noi. Paolo e Andrea andarono insieme in un’altra che dava sul nostro stesso corridoio.

Il resto del pomeriggio e la cena filarono via lisci senza altri turbamenti. Dopo la cena avevamo la libera uscita, solamente con la raccomandazione di rientrare per mezzanotte, altrimenti saremmo stati addormentati per le uscite dell’indomani.
Partimmo subito tutti insieme ed entrammo nel primo pub che ci ispirò. Se mai vi hanno raccontato qualcosa sul costo della birra a Praga, no, non hanno esagerato: costa effettivamente meno una birra dell’acqua minerale. Pazzesco.
Immaginatevi 40 diciottenni in gita in un posto dove la birra costa meno dell’acqua, beh… Non occorre che vi racconti nei dettagli la serata!

Durante il cammino per il rientro in hotel, Andrea mi cinse le spalle con un braccio per scaldarmi...Paolo era più avanti, parecchio ubriaco, che scherzava con qualche suo amico. Io e Andrea rimanemmo indietro. Io fra i pensieri per quel che era successo in pullman con il suo amico e i fumi dell’alcool ero un po’ a disagio. Andrea se ne accorse e mi fece fermare:
“Che c’è che non va?”
Io: “No, nulla, è solo la birra.”
Niente da fare, non ci credeva, mi conosceva troppo bene. Ci sedemmo su una panchina e io gli confidai di avere dei problemi con un ragazzo. Andrea era più timido di Paolo, speravo che accettasse il ruolo di confidente. Invece no, per tutta risposta mi disse:
“Senti, io non voglio sapere nulla dei tuoi ragazzi. Sto troppo male a sentirti parlare di altri. Io sono innamorato di te da una vita.”

Io rimasi interdetta e lo guardai inebetita. Due ragazzi mi avevano confidato di amarmi in un solo giorno! Due grandi amicizie si erano trasformate in qualcos’altro ed ora avevo solamente paura di perderli entrambi. Non so se il mio sguardo comunicò qualcosa di diverso o se lui prese solamente il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo, so solo che mentre io rimanevo li a pensare lui mi abbracciò stretta e mi baciò.
Inizialmente volevo ritrarmi: forse fu la birra, forse la sorpresa, ma non lo feci.
Fu un bacio lungo, appassionato, bellissimo. La testa mi girava a mille, il cuore mi batteva all’impazzata. Ero su un altro pianeta.

Dopo poco raggiungemmo gli altri e ognuno andò nelle proprie stanze per dormire. Dopo il viaggio eravamo tutti stravolti.
Il mattino dopo mi svegliai con mille pensieri per la testa. Avevo baciato uno dei miei più grandi amici e la cosa sconvolgente era che mi era piaciuto tantissimo.

Un altro mi aveva accarezzato dolcemente e mi era piaciuto anche quello. Cosa dovevo fare? Come mi dovevo comportare? Mi sentivo in colpa con entrambi. Uno non sapeva dell’altro e li vedevo parlare fra loro come se nulla fosse.

Decisi di non decidere. Per oggi saremmo stati sempre in gruppo nelle varie uscite, bastava non rimanere sola con nessuno dei due.

In realtà durante la giornata in occasioni diverse rimasi sola con entrambi, ma fu tutto naturale e tranquillo, nessuno dei due fece cenno a quello che era successo il giorno prima. Alla sera fra risa, scherzi e birre, mi pareva passato un secolo dai pensieri della sera prima.
Dopo cena eravamo tutti stanchi morti, ma Paolo e Andrea mi chiesero di andare nella loro stanza per vedere un film. Me lo chiesero insieme, senza alcuna malizia, quindi non trovai alcun motivo per non accettare. Pensavo che finché ci fosse stato l’altro, nessuno dei due avrebbe fatto alcun ché di sconveniente.

Mi sbagliavo.

Ci stendemmo sul lettone tutti e tre. Il film era carino, romantico al punto giusto da non risultare melenso. Dopo poco decidemmo di infilarci sotto le coperte, faceva freschino. Concentrata sul film, non vedevo nulla di male nello starmene nel letto con due amici, dopotutto eravamo tutti e tre vestiti ed eravamo stati tante volte sdraiati a guardare un film prima di allora.

Nascosto dalle coperte però, Paolo iniziò ad accarezzarmi la mano. Era dolce, delicato, piacevole… lasciai fare.
Incoraggiato dall’assenza di reazione, si fece più audace ed iniziò ad accarezzarmi il fianco, poi la gamba. Ero terrorizzata che Andrea scoprisse ciò che stava accadendo, ma mi piaceva quel tocco. Continuai a lasciar fare.

Poi accadde quello che temevo: anche Andrea dall’altra parte iniziò ad accarezzarmi dolcemente.
Ora non sapevo più davvero cosa fare. Ero sotto le coperte con due ragazzi che mi toccavano piano ed entrambi mi piacevano tanto.

Cosa dovevo fare? Se li avessi fermati uno avrebbe scoperto dell’altro e sarebbe successo un casino. Se li avessi lasciati fare, probabilmente si sarebbero prima o poi incrociati in qualche carezza e sarebbe stato addirittura peggio: avrei fatto la figura della puttana.
Lentamente afferrai con la mano sinistra la mano di Paolo e con la destra quella di Andrea. Sempre lentamente, ma con fermezza, le allontanai da me. Purtroppo però avevano entrambi frainteso. Il fatto che io non dicessi niente apertamente, li faceva pensare che io apprezzassi la cosa (ed era vero) e che li volessi fermare solamente per la presenza dell’altro.

Entrambi la presero come un gioco: entrambi volevano farmi eccitare senza che il terzo se ne accorgesse.
Dribblando le mie mani, le loro tornarono quindi sul mio corpo e si fecero sempre più audaci.
Dovevo inventarmi qualcosa, ma cosa? Ero sempre più imbarazzata e preoccupata .

La mano di Paolo si era intrufolata sotto l’elastico della mia tuta ed ora mi sfiorava la coscia sulla pelle viva: era una mano calda, delicata, eccitata.

La mano di Andrea invece si faceva strada sotto la mia felpa, arrivando sempre più pericolosamente a sfiorarmi il reggiseno.

Entrambi erano movimenti lenti, misurati, studiati per non far muovere le coperte che illuminate dal bagliore dello schermo, avrebbero tradito movimenti più repentini.
Io mi stavo eccitando.

Due maschi mi stavano toccando. Due ragazzi che mi piacevano. Nella mia testa il pericolo di essere scoperta, l’eccitazione, l’avventura, stavano creando un mix esplosivo…

Quando la mano di Paolo sfiorò l’elastico delle mie mutandine, ebbi un sussulto. Con la scusa di cambiare posizione, allontanai le loro mani da me in un secondo di lucidità.
Tornarono in meno di un secondo.

La mano destra di Paolo era ormai fissa nel mio interno coscia e ad ogni passaggio si avvicinava sempre di più alle mutandine, sostando nei pressi delle mie zone più intime per periodi sempre più prolungati.

Andrea invece aveva il braccio sinistro steso lungo il corpo e mi accarezzava il polso e la mano, tenendola impegnata. Con la destra era sotto la mia felpa e giocava con il ferretto del mio reggiseno, sforando la parte bassa del mio seno.
Respiravo sempre più affannosamente. Ero persa ormai…

Ero rassegnata ad essere scoperta: prima o poi tutto sarebbe finito in una furiosa litigata ed avrei perso due amici. Lo sapevo, ne ero consapevole. Allo stesso tempo però avevo perso i freni inibitori, non volevo smettere di ricevere tutte quelle attenzioni. Ero al centro del mondo ed avevo due uomini concentrati su di me.

Entrambi sentivano i miei sospiri e si sentivano la causa unica del mio eccitamento, quindi pensavano di essere autorizzati a continuare. Ad un certo punto Andrea, che aveva le sue dita intrecciate alle mie, spostò la mia mano sul suo corpo e la posò all’altezza del suo cazzo. Lo sentivo durissimo sotto la sottile stoffa delle mutande. Ero paralizzata, volevo scappare, ma qualcosa dentro di me mi impediva di sottrarmi a quel contatto.

Iniziai a toccarlo, passando le dita su tutta la sua lunghezza: sentivo il calore attraverso la stoffa, lo sentivo pulsare. Visto che non avevo ritratto la mano e anzi la muovevo di mia iniziativa, lui si sentì autorizzato ad andare oltre la barriera del mio reggiseno. Lo sollevò delicatamente dalla parte bassa ed iniziò ad accarezzarmi con movimenti circolari il seno destro, quello a lui più vicino.

Nel frattempo Paolo mi accarezzava le mutandine. Non so se ne fu sorpreso, ma quando arrivò a toccarle all’altezza delle labbra, le trovò certamente molto bagnate. Continuava a sfregarle con sempre maggior vigore fino a che non accadde.
Le mani dei miei due uomini si incontrarono proprio sopra le mie mutandine. Inizialmente pensarono che l’altra mano fosse la mia, ma presto si accorsero che il numero di mani sotto le coperte non tornava affatto.

Ci fu un momento che mi parve eterno in cui tutto si fermò. Avrebbe potuto accadere di tutto. Ero pronta alle urla e ai litigi.
Invece non accadde nulla di tutto questo. Paolo si alzò a sedere, mi guardò e disse:
“Vuoi che me ne vada?”
Il suo sguardo era quello del cane ferito, consapevole di aver perso una battaglia e pronto a subirne le conseguenze. Io riuscii ad emettere solamente un flebile
“No”.
Lui mi guardò fisso per un secondo, con uno sguardo pieno di interrogativi e stupore, ma anche di gioia, poi si rimise sdraiato, ma questa volta su un fianco, guardando me ed Andrea.

Fu quindi la volta di Andrea:
“Allora me ne vado io.”
Fece per alzarsi, ma lo fermai. Non so dove presi il coraggio, ma non volevo perderli, non volevo perdere nessuno dei due.
“No, resta.” Riuscii a dire. “Non voglio perdere nessuno di voi”.
Loro mi guardarono per un attimo che mi parve durare all’infinito, poi si guardarono l’un l’altro. Nessuno disse nulla. Poi Andrea prese un’iniziativa che mi fece restare di stucco: scese verso di me e mi baciò.
Un bacio languido e passionale, bello come quello della sera precedente. La sua lingua e la mia danzarono per parecchio tempo, mentre Paolo al nostro fianco ci guardava indeciso sul da farsi.

Quando mi staccai da Andrea, mi girai verso di lui e fui io ad andargli in contro per baciarlo. Anche con lui fu un grande bacio.
Mi sentivo una puttana. Stavo andando con due uomini contemporaneamente. Cosa mi era successo? Cosa ero diventata? Non sapevo fin dove mi sarei spinta, ma la situazione era dannatamente eccitante.

Mentre baciavo Paolo, Andrea mi accarezzava la schiena da sotto la felpa, poi mi abbracciò da dietro ed iniziò ad accarezzarmi le tette. Era una sensazione incredibile baciare un ragazzo e sentire sulle tette le mani di un altro.
Sentivo il calore e la protezione di due caldi corpi di uomo. Mi sentivo vulnerabile e protetta allo stesso tempo.

Andrea mi sfilò la felpa ed io rimasi in reggiseno. Davanti a me Paolo osservò l’operazione e poi guardò il mio corpo con aria estasiata. Non mi ero mai sentita tanto desiderata in vita mia.
Paolo mi abbracciò nuovamente e le nostre bocche si fusero di nuovo. Andrea mi venne vicino ed io mi staccai da un bacio per finire immediatamente in un altro. Potevo notarne le differenze, apprezzare i pregi di uno e dell’altro.

Mentre lo baciavo, Andrea riprese la mia mano e la spinse di nuovo sul suo cazzo. Era ancora duro e pulsante come lo avevo lasciato pochi minuti prima. Ora lo potevo accarezzare con più vigore, senza paura di essere scoperta e presto lo liberai dai boxer. Lo impugnai bene e cominciai a fargli una lenta sega.

Aveva un bel cazzo, non troppo lungo, ma abbastanza largo. In realtà io prima avevo visto dal vivo solamente quello del mio fidanzato storico, quindi non avevo molti metri di paragone, però il cazzo di Andrea mi piaceva moltissimo. Lo baciavo e lo tenevo in pugno: era sotto il mio completo controllo. Mi staccai da lui interrompendo il bacio e mi abbassai piano per prendergli il cazzo in bocca.

La sua cappella scottava, continuavo lentamente a segarlo, mentre con la lingua iniziavo a leccarlo lungo l’asta. Lo leccai per tutta la lunghezza, poi mi misi in bocca la sua cappella pulsante. Ero in paradiso. Potevo fare di lui quello che volevo. Giocavo con la lingua sulla cappella, mentre con le labbra lo avvolgevo stretto.

Mi piaceva davvero.

Impegnata com’ero mi ero quasi dimenticata di Paolo. Forse era un po’ scosso da quel che stava vedendo: se davvero era innamorato di me, vedermi fare un pompino al suo migliore amico, doveva metterlo un po’ a disagio.

A malincuore mi staccai dal cazzo di Andrea e mi stesi sul letto guardando Paolo negli occhi. Speravo cogliesse l’invito implicito e così fu. Si avvicinò a me ed iniziò ad accarezzarmi dappertutto.

Prese l’elastico dei miei pantaloni e me li sfilò. Io rimasi in mezzo a loro in mutandine e reggiseno, ma Andrea fu lesto a levarmi anche quello.
Ora le mie tette erano libere e i miei due amanti si fiondarono su di esse come rapaci impazziti. Iniziarono a leccarmi i capezzoli e intanto le loro mani si contendevano il posto fra le mie cosce.

Ero in ginocchio sul letto e quando abbassai lo sguardo e vidi le teste di due uomini impegnate contemporaneamente a succhiarmi i capezzoli e toccarmi la patatina: quasi svenni.

Paolo si staccò dal mio seno e si alzò in piedi sul letto. Si sfilò i pantaloni e le mutante, mettendo in mostra un cazzo niente male.
Pian piano si avvicinò di nuovo: era evidente cosa voleva, così glielo presi in mano e lo avvicinai alla mia bocca.

Era meno grosso di quello di Andrea, ma altrettanto duro . Continuavo ad andare su e giù con la lingua, mentre Andrea si staccò dalle mie tette e si alzò a sua volta. Ora avevo due cazzi che mi puntavano contemporaneamente la faccia.

Li strinsi in mano entrambi e guardai in volto i miei due amici. Non riuscivo a decifrare le loro emozioni, vedevo solo la lussuria trasparire dai loro occhi. Riguardai i due cazzi e iniziai a succhiarli a turno. Prima Andrea, poi Paolo, poi di nuovo Andrea, poi Paolo.
Non riuscivo a smettere: ero un lago. Stavo quasi per venire solo per le emozioni che provavo stringendo in mano quei due cazzi, per essere al centro di tutte quelle attenzioni.

Era fantastico.

Andrea si liberò dalla mia presa. Probabilmente stava per venire pensai. Continuai quindi a concentrami su Paolo. Sentii Andrea armeggiare con il portafoglio e allora capii che stava cercando un preservativo. Mi prese per i fianchi e mi fece mettere in ginocchio, senza dover staccare la bocca dal cazzo di Paolo.

Lo sentii infilarsi il profilattico e poco dopo iniziare a sfregare sulle mie mutandine. Me le sfilò ed io ora ero completamente nuda, solamente con dei corti calzini bianchi e un cazzo in bocca.
Sentii che mi toccava con le dita.

Ero eccitata come mai lo ero stata in vita mia. Mi penetrò facilmente prima con un dito, poi con due. Poco dopo sentii la sua cappella spingere sulle piccole labbra e poi lo sentii dentro. Era molto più grosso di quello del mio ex, quindi la mia figa era un po’ stretta per lui, ma non mi fece male: ero talmente lubrificata che scivolò dentro senza problemi.
Con i primi colpi dovetti lasciare il cazzo di Paolo, non eravamo ben sincronizzati e rischiavo di affogarmi ad ogni affondo. Dopo poco ci presi la mano però. Mi sentivo immensamente troia a prendere due cazzi contemporaneamente e godevo come una pazza.

Per come sono andata in orgasmo ho capito che non era mai venuta prima.

Venni come vedevo venire le attrici dei film porno guardati di nascosto. Venni più di una volta. Orgasmi in sequenza, uno più potente dell’altro.

E’ inutile tentare di descrivere cosa ho sentito: se non si prova sulla propria pelle la sensazione di completezza e di due uomini che ami che si dedicano completamente al tuo piacere, non lo si può capire.

Ero scossa da sussulti ed avevo gli occhi ribaltati dal piacere, per cui si fermarono e colsero l’occasione per scambiarsi di posizione.

Appena mi ripresi un poco, volli sdraiarmi sulla schiena. Paolo iniziò a penetrarmi subito: non aspettava altro. Contemporaneamente Andrea venne vicino alla mia faccia, con intenzioni più che esplicite.

Glielo presi in bocca e bastò davvero poco per sentire che le pulsazioni aumentavano. Lo sentii irrigidirsi, sentii la cappella gonfiarsi e poi mi esplose in bocca. Letteralmente mi inondò.

Ricordo che il mio ex ragazzo sborrava poco, e non avendo confronti, credevo fosse normale, ma quella che mi scaricò addosso Andrea era una valanga .

I primi due schizzi li presi in bocca, un altro in pieno viso e il resto mi colò sulle tette. Non sapevo cosa fare con la bocca piena della sua sborra: non avevo mai assaggiato prima il seme di un uomo.

Non mi faceva schifo, anzi, il sapore non era poi male. Se fossimo stati soli, probabilmente sarei corsa in bagno a sputarla nel lavandino, ma ero bloccata da Paolo che sopra di me continuava a pomparmi.

Guardai Paolo negli occhi. Aveva lo sguardo stravolto: sembrava che scoparmi fosse il coronamento di un sogno, ma non credo avrebbe mai pensato di farlo mentre avevo la faccia e le tette sporche dello sperma del suo migliore amico… Mentre mi guardava fisso non trovai di meglio da fare che ingoiare la sborra che avevo in bocca e leccarmi le labbra. Mi sentivo una vacca, lo ammetto.

Avevo paura di aver esagerato, ma lui per tutta risposta uscì dalla mia figa, si alzò in piedi e mi prese per capelli, puntandomi il cazzo in faccia. No, non voleva che lo prendessi in bocca, voleva solo sborrarmi in faccia.

E fu ciò che fece. Anche lui, come Andrea mi lasciò addosso almeno 3 o 4 copiosi schizzi di sperma, poi si mise a sedere. Dovevo essere in condizioni pietose, così scappai in bagno, accesi la doccia e mi ci buttai sotto.

Lavai via lo sperma e la libidine, ma continuavo a sentirmi strana. Quello che mi rimaneva addosso adesso era solo la vergogna di essere stara a far sesso con due maschi...ed un mare di domande senza risposta. Cosa avrebbero fatto loro adesso? Si stavano parlando ora che erano rimasti soli? Lo avrebbero raccontato a tutti? Sarei diventata la puttana della compagnia? Ormai ero segnata.
Ma perché cavolo avevo lasciato che tutto questo succedesse!? Ero proprio un idiota.
Iniziai a piangere. Sotto l’acqua calda, le lacrime mi scorrevano sul corpo. Non sapevo come uscire da questa fottuta situazione. Cavolo, non sapevo nemmeno come uscire dalla loro fottuta stanza!

Ero sotto la doccia ormai da un po’, ma non sapevo che fare. Continuavo a singhiozzare e piangere, quando sentii bussare. Era Andrea:
“Tutto bene?” Mi chiese gentilmente.

“No, sono solo una puttana.” Riuscii a dire fra il pianto.

Entrò in bagno ancora nudo, Paolo dietro di lui.

Entrarono nella doccia entrambi. Mi abbracciarono.

Fu l’abbraccio più dolce e caldo che io avessi mai ricevuto.

Un abbraccio triplo, un calore triplo. Riuscirono a calmarmi.

Rimanemmo abbracciati sotto il getto dell’acqua calda senza altre parole,
non so cosa pensassero...a me sembrava normale perchè li amo tutti e due, ma mi chiedevo "si può?"

La gita finì senza altri grossi eventi. Io cercavo di evitare Andrea e Paolo, loro cercavano ogni scusa per stare soli con me, ma si evitavano tra loro.

Veronica si era accorta che qualcosa era cambiato nel nostro comportamento, ma la spiegazione che gli avevo dato, cioè aver respinto le avances di Andrea, gli era bastata.

Io rimasi sola il più possibile: mi isolavo con la mia musica, assorta nei miei pensieri, ma più di una volta mi sentivo gli sguardi dei miei due amanti sul corpo. Entrambi continuavano a desiderarmi, era evidente.

Quando tornammo a casa e mia madre mi chiese notizie sulla gita, credo diventai rossa più della felpa che portavo, ma me la cavai con le solite frasi di circostanza e qualche sommaria descrizione della città.

Caro Diario, ti ho raccontato quello che è successo quel giorno, ma non mi è servito a calmarmi molto.

Sono ancora indecisa, tesa, agitata…

Non so come comportarmi. Non so se dovrei troncare con Andrea, con Paolo o con tutti e due. Dovrei fare qualcosa: il pensiero che loro mi considerino una puttana o che raccontino a qualcuno quello che è successo mi tormenta.

Devo essere sincera, mi tormenta anche il pensiero di ciò che abbiamo fatto, ma in un altro senso… Ogni volta che ripenso alle sensazioni che ho provato, stretta fra le loro braccia, al sapore della loro sborra. all'orgasmo che mi hanno provocate, torno a bagnarmi e posso fare a meno di toccarmi. Forse sono malata

Mia madre e mio padre la sera del mio rientro dovevano andare a cena fuori con amici: loro si sentivano in colpa a lasciarmi sola dopo giorni che non mi vedevano, ma un po’ di solitudine ed la casa tutta per me dopo giorni circondata dal chiasso della scolaresca, mi faceva solo piacere.

Partirono verso le sette e mezza dicendo che sarebbero tornati molto tardi, io mi buttai sotto la doccia.

L’acqua calda mi scorreva sul corpo e i pensieri cominciarono ad affollare la mia mente. Pensavo alla doccia che avevo fatto quella notte, al pianto, ai loro corpi nudi stretti a me. Pensavo alle loro braccia forti che mi avvolgevano le spalle, ai loro pettorali che trasmettevano alla mia pelle il ritmo del loro respiro e delle loro emozioni.

Con gli occhi chiusi, ero di nuovo là.

Sentivo il cazzo di Andrea, che a riposo dopo la fatica, si appoggiava morbido sulla mia gamba, mentre Paolo mi dava dei leggeri baci sul collo e mi sussurrava che mi amava. Dio, perché doveva essere così dannatamente bello?!

Con una mano insaponavo un seno e mi accarezzavo il capezzolo turgido, con l’altra mi stavo sfregando le grandi labbra, sempre più gonfie e stavo per arrivare all’orgasmo, ma fui interrotta di soprassalto dal suono del campanello.

Chi mai poteva essere alle otto di sera? Mia sorella no, era all’università a Milano e poi aveva le chiavi. Forse era una delle zie che sapeva che sarei tornata stasera. Uscii dalla doccia e mi infilai un accappatoio.

Non trovavo le ciabatte, maledetta disordinata, così mi asciugai in fretta i piedi e corsi scalza lungo il corridoio verso la porta. Sovra pensiero aprii senza chiedere chi fosse e mi trovai di fronte Andrea.

Davvero non ero pronta per questo. Lo stomaco mi si chiuse, mi mancò il respiro. Continuavo a fissarlo imbambolata e non sapevo cosa dire…
“Ti disturbo? Posso entrare solo un secondo? Ti devo parlare” disse.
“Ok, entra, sono a casa da sola” Risposi.

Vestita solo dell’accappatoio e con i capelli bagnati, lo accompagnai in soggiorno e lui si sedette sul divano. Gli offrii qualcosa da bere e poi gli dissi che mi sarei andata a vestire, ma lui non volle sentir ragioni. Non poteva aspettare oltre, doveva parlarmi subito.
Mi sedetti accanto a lui sul divano, coprendomi il più possibile, ma il corto accappatoio lasciava scoperto un po’ troppo il mio corpo bagnato. I capelli mi gocciolavano sulle spalle, ma non avevo freddo. A dire il vero non sentivo nulla in quel momento, ero completamente persa nell’emozione di avere Andrea di nuovo a fianco, soli.

Lui mi guardo fisso negli occhi, tanto che sostenere quello sguardo mi fu difficilissimo. Credevo mi stesse leggendo nell’anima.
“Cara io ti amo. Questi ultimi tre giorni di gita, senza poter parlare con te di quel che è successo, mi hanno ucciso.” Mi disse.

Io lo guardavo, ma non trovavo alcuna parola con cui rispondere. Avevo lo stomaco sottosopra e il cuore mi rimbalzava nel petto.
“Quello che è successo l’altra sera… Non era previsto, non era logico, non era… Non so cos’era, ma è stato bellissimo. Ho visto come mi guardavi, ho visto come mi toccavi. Anche tu provi qualcosa per me non è vero?”
“Si.” Riuscii a dire con un filo di voce.

“E Paolo? Ti piace anche lui o era solo sesso?”
“Mi piace. Mi piaci tu. Non lo so. Non so niente in questo momento, sono solo confusa…” Mentre dicevo queste parole avevo le lacrime che mi rigavano le guance mischiandosi all’acqua della doccia. Lui mi abbraccio e mi baciò su una guancia.
“Non preoccuparti” mi disse “Va tutto bene.”

“No, non va bene. Come posso amare due ragazzi? Come posso aver fatto quello che ho fatto? Come puoi non considerarmi una troia?” dissi.
“Una troia va con gli uomini per soldi, una ragazza che fa l’amore con chi ama, non può essere considerata una troia. Quello che è successo l’altra sera è stato un’esperienza strana, lo ammetto, ma non devi sentirti in colpa. E’ stato bello per tutti e tre, ne sono sicuro.”

Era dolcissimo. Riusciva a consolarmi in un momento in cui oscillavo pericolosamente fra la vergogna e il rimorso. Faceva sembrare la cosa sporca che avevamo fatto, una cosa pulita e normale. Lo guardai negli occhi e gli dissi:
“Grazie di averlo detto. Grazie di essere qui.” E lo baciai.

Ci baciammo a lungo, abbracciati, sul divano. Un bacio appassionato, focoso, emozionante.
L’accappatoio si slacciava sempre di più e lui piano piano si intrufolava dentro ad accarezzarmi i seni, che reagivano al suo tocco.

Proprio mentre mi stavo lasciando andare e pensavo che quella serata sarebbe finita facendo l’amore con lui, suonò di nuovo il campanello.
Mi ricomposi per quanto possibile e mi alzai per andare alla porta, spaventata e irrigidita.
Era la seconda volta quella sera che il campanello mi interrompeva sul più bello…

Chiesi chi fosse al citofono e la voce che sentii dall’altro lato dell’apparecchio mi sbalordì: era Paolo. Aveva avuto la stessa idea di Andrea ed era venuto per parlarmi da solo. Gli dissi di attendere un secondo e riagganciai. Mi girai verso Andrea e lo implorai di nascondersi in camera mia.

In quel momento ero convinta che quello giusto fosse lui, ma volevo essere io a dirlo a Paolo: non volevo che ci trovasse insieme, con me mezza nuda e la casa vuota.
Andrea accettò e si chiuse nella mia camera.

Feci entrare Paolo e ci sedemmo sul divano. Parlammo per dieci minuti buoni e più lo guardavo più non riuscivo a dirgli di me e del suo migliore amico.

Mi amava. Continuava a ripeterlo disperato e io non volevo spezzargli il cuore. Non sapevo più cosa fare.

Lui cercò di baciarmi, ma io mi scostai.
“Non ti piaccio?” mi chiese.
“Certo che mi piaci, è che non posso…” risposi.

“Perché non puoi? E’ per Andrea? Io non posso vivere senza di te, lo sai? E’ da quando facevi la terza media che sono innamorato perso di te. Ti ho visto stare per anni con il tuo ex e morivo dentro ogni volta che vi vedevo insieme. Adesso che ho assaggiato il tuo sapore, non puoi chiedermi di farne a meno. Non potrei…”

Riprovò a baciarmi e questa volta cedetti. La mia testa non pensava più ad Andrea nella stanza a fianco, non pensava più a nulla. Ci baciammo ancora e ancora. Ormai avevo perso qualunque freno.

Proprio come Andrea anche lui iniziò a infilare le mani nell'accappatoio e il mio corpo iniziava a fremere sotto il suo tocco.

Mi fece stendere sul divano e mi aprì del tutto l’accappatoio. Era steso su di me e mentre mi baciava, con la mano destra mi accarezzava ovunque. Sul seno, sulla pancia, sulle cosce, infine lì, dove più lo aspettavo.

Iniziò a toccarmi dolcemente, poi iniziò ad andare più in profondità e mi penetrò con un dito. Ero già un lago.

Si staccò dalla mia bocca e iniziò a baciarmi il mento, poi il collo. Io ansimavo e inarcavo la schiena seguendo le sue dita che mi esploravano. Era davvero bello.

Scese ancora ed iniziò a leccarmi i capezzoli. Movimenti veloci di lingua, prima su un seno, poi sull’altro. Io gli accarezzavo i capelli e godevo di quel tocco.

Era bravo. Sia con le dita che con la lingua.
Dopo un po’ sul mio seno, iniziò a scendere ancora. Con piccoli bacetti e leccatine passava sul mio pancino e sull’ombelico, poi ancora giù.
Iniziò leccando le labbra tutt’attorno, poi su e giù lungo tutta la fessura, poi dentro, tenendola aperta con le dita. Era fantastico.

Quando iniziò a leccarmi e succhiarmi il clitoride, non potei fare a meno di inarcare la schiena e sbarrare gli occhi. Fino ad allora li avevo tenuti chiusi per concentrarmi solo sulle sensazioni che Paolo mi provocava, ma quando lo scatto involontario me li fece aprire, vidi per un istante Andrea con la coda dell’occhio.

Era sulla porta che ci guardava fisso.
Guardava me nuda sul divano, col suo migliore amico vestito con la testa fra le mie gambe. Io con una mano mi toccavo una tetta, con l’altra spingevo più a fondo la testa di Paolo.
Andrea mi guardava come imbambolato, ma quando si accorse che l’avevo visto, la sua espressione mutò. Da sorpreso, divenne arrabbiato e si avvicinò a noi. Lo fece silenziosamente, così che Paolo impegnato com’era nel darmi piacere, non si accorse nemmeno quando lui prese per i capelli e mi spinse il cazzo in bocca.

Iniziai a succhiarlo. Andavo su e giù sul suo cazzo e passavo la lingua sulla sua cappella Lo tenevo in mano con la sinistra e con la destra continuavo a torturare i miei capezzoli.
Di nuovo. Stava succedendo di nuovo.

Come cavolo era possibile?

Non so quando Paolo si accorse dell’altra presenza. Quel che so è che non smise di penetrarmi con le dita e passo dalle labbra della bocca a quelle giù e quando appoggiò le labbra sulla mia figa quasi venni, ma poi iniziò a succhiarmi il clitoride fino a che non venni. Un orgasmo potente, grande, bello.

Dopo che sentì le mie contrazioni e che ebbe la faccia inondata dei miei succhi vaginali, si allontanò e si mise a sedere sul divano.

Sembrava esausto. Rassegnato. La presenza di Andrea doveva essere stato un duro colpo.
Se Andrea si era sfogato ed aveva affermato il suo predominio su di me con il gesto rude di spingermi il cazzo in gola, Paolo teneva tutto dentro e si crogiolava nella depressione.
Volevo scusarmi con lui. Volevo fare qualcosa per lui. Così scesi dal divano e mi misi in ginocchio sul tappeto. Andai in mezzo alle sue gambe e appoggiai i gomiti sulle sue ginocchia.

Non mi guardava, aveva lo sguardo fisso verso la finestra, sembrava volersi isolare.
Però non si muoveva e non si sottraeva al mio contatto, per cui decisi di continuare. Gli slacciai la cintura, poi i pantaloni e gli abbassai la lampo.

Presi il suo cazzo in bocca ed iniziai a leccarlo. Non era completamente eretto, come se quello che era successo gli avesse fatto perdere la voglia di me.

Ma non era così. Dopo pochi colpi di lingua ecco che il suo cazzo pian piano reagisce, lo sento indurirsi fra le mie labbra, sento la cappella gonfiarsi, sento le vene pulsare, sentivo lui.

Lo guardavo, ma senza smettere leccargli la cappella. Mi caddero i capelli biondi sul viso e davanti agli occhi. Lui allunga una mano e me li sistema dolcemente, mente io continuo ad andare su e giù sul cazzo ormai completamente duro.

Andrea nel frattempo si era spostato dietro di me. Sentivo che mi toccava, poi la sua larga cappella iniziò a sfregarmi la pelle. Non mi penetrava, voleva farsi desiderare e ci riusciva benissimo. Mi passava il cazzo sulle cosce, sul culo, poi sulla figa, ma senza entrare. Iniziò a sfregare avanti e indietro, ma sempre da fuori. Mi stava facendo morire di desiderio. Sentivo il suo sguardo su di me ma non staccavo la bocca dal cazzo di Paolo, ma indietreggiavo con le anche ogni volta ad ogni contatto con la pelle di Andrea. Ero io che lo cercavo, che lo volevo dentro di me.

Continuava lo sfregamento da fuori e con le mani mi palpava il culo dappertutto. I miei umori colavano sul suo cazzo, che ormai bagnatissimo, scivolava sulla mia figa più che sfregare.

Io continuavo il pompino, ma da sotto, con le mani cercavo il contatto con l’altro cazzo. Lo toccavo. Lo sentivo. Cercavo di afferrarlo per indirizzarlo dentro di me, ma lui continuava a sfuggirmi. La mia mano rimase lì ed iniziai a toccarmi il clitoride da sola per darmi piacere.
Ad un tratto sentii che lui iniziava finalmente a penetrarmi, ma non col cazzo. Con un dito, poi due. Un po’ di avanti e indietro poi li tolse. Mi stava facendo impazzire, non capivo cosa aspetta a scoparmi. Forse mi stava punendo.

Poi sentii che con le dita passava nel solco delle mie natiche, una volta, due volte. Ad ogni passaggio si soffermava di più sul mio buchetto posteriore, fino a che non iniziò a giocherellare con quello.

Non l’avevo mai fatto lì. Non avevo idea di quali sarebbero state le sensazioni, quindi oscillavo fra lo spaventato e il curioso, ma non mi opposi: quel tocco delicato mi piaceva.
Sentii che iniziava a spingere nel culo e inserire pian piano un dito ben bagnato dai miei succhi vaginali. Faticava molto ad entrare, ero strettissima.

Quando fu dentro con poco più di una falange, spinse con forza e mi penetrò a fondo. Mi staccai dal cazzo di Paolo e non riuscii a trattenere un urlo. Mi girai e guardai Andrea contrariata, ma lui mi prese per i capelli e mi riportò la mia faccia contro cazzo che avevo davanti. Iniziò a muovere il dito avanti ed indietro, prima piano piano, poi sempre più veloce. Iniziava a piacermi…
Mi sentivo piena ed era solo un dito.

Ricominciai a godere, tornai a toccarmi il clitoride e ripresi il pompino con più gusto.
Sentii che toglieva il dito e iniziava a spingere con due. Stessa procedura di prima, prima fa un po’ male, poi pian piano cominciava a piacermi e mi rilassavo.

Dopo qualche minuto con due dita, sentii che le toglieva e mi avvicinava la cappella al buchetto. Mi girai di scatto. Pensavo che avesse capito che se due dita erano così strette e che il suo cazzo sarebbe mai potuto entrare. Protestai.
“No” dissi convinta, ma a lui non sembrava importare.
Cercai di fermarlo con le mani, ma mi prese per i polsi e mi immobilizzò.
Cercai di divincolarmi, ma lui era più forte di me.

“No, dai, non voglio!” insistetti, ma la mia voce non dovette suonare convincente perché mi fece mettere con le mani sulle gambe di Paolo e Paolo stesso mi prese i polsi tenendomi ferma. “Ma che fa?!” Mi chiedevo. “Sono d’accordo?”

Non mi ero mai sentita tanto impotente come in quel momento, ma non potevo farci niente. Non potevo incolpare nessuno tranne me stessa per il guaio in cui mi ero cacciata.
Ero immobilizzata a pecorina sul tappeto di casa mia, con un ragazzo che mi teneva ferma e mi puntava il cazzo sulla faccia ed uno dietro che voleva sodomizzarmi .
Capisco che sono una puttana. Mi sentivo sporca, mi sentivo vacca ma non riuscivo a smettere di essere eccitata e di bagnarmi.

Andrea mi appoggiò la cappella al buchetto e cominciò a spingere. Non entrava. Non poteva entrare, non era fisicamente possibile.
Dopo qualche tentativo, si abbassò su di me e mi disse all’orecchio:
“Rilassati, ti piacerà.”

Le sue parole erano calde, non violente. Quello che mi sussurrò non era un ordine, ma un consiglio. Quindi abbassai le mie difese proprio nell’istante in cui lui tentava un altro assalto. Questa volta riuscì ad impuntare la cappella.

Mi faceva malissimo. Urlai di dolore. Ma lui non si fermò, continuava a spingere e si fece strada dentro di me.

Piago, grosse lacrime mi rigano le guance. Con la vista annebbiata dal pianto vedevo Paolo che mi guardava e sembrava più eccitato che mai. Continuava a tenermi ferma e il suo cazzo svettava duro e pronto all’orgasmo. Possibile che gli piacesse vedermi soffrire?
Ormai era tutto dentro. Andrea si fermò un istante ed oltre al dolore fortissimo riuscivo a sentire una sensazione si pienezza mai provata prima. Mi sembrava di avere la sua cappella in gola. Era una sensazione intensissima.

Iniziò a muoversi piano piano. Mi faceva ancora male, ma un poco meno dell’inizio. Sembrava che le pareti del mio culo avessero deciso di accettare l’intruso.
Pian piano mi rilassavo sempre di più e la sensazione di dolore non era più così enorme. C’era dell’altro oltre al male. Iniziava a piacermi questa nuova sensazione. L’idea di sentirmi violata nell’intimo mi faceva sentire sporca, ma la mia passerina sembrava apprezzare. Ricominciavo a bagnarmi.

Ricominciavo a godere.
Godevo nell’essere inculata. Chi l’avrebbe detto che prenderlo nel culo fosse così bello.
Mi piaceva. Mi piaceva sempre di più.
Non opponevo più alcuna resistenza, ero completamente sottomessa al volere di Andrea. Paolo non mi teneva più i polsi, le lacrime non scendevano più.

Urlavo ad ogni affondo, questo si. Ma urlavo sempre più di godimento e sempre meno di dolore. Iniziavo ad assecondare i colpi e il ritmo era sempre maggiore.

Ad un tratto sentii Andrea uscire e subito dopo un fiotto caldo mi colpì sulla schiena. Era venuto.

Io però non ero ancora soddisfatta, anche la mia micetta voleva la sua parte e così mi alzai in piedi e mi sedetti su Paolo, impalandomi sul suo cazzo ancora eretto e iniziando a cavalcarlo.

Mi piaceva stare sopra, dettare il ritmo. Lui era a sedere e mi cingeva i fianchi, io mi appoggiai con le mani allo schienale del divano e gli offrii i capezzoli da succhiare. Se prima ero succube di Andrea, ora dominavo Paolo.

Era bellissimo, sentivo che fra non molto sarei venuta di nuovo.
Poi accadde. Inaspettato.
Andrea mi prese per le spalle e mi fece girare, Paolo sotto di me si girò anch’esso, sdraiandosi sul divano. Io continuavo la cavalcata nella nuova posizione senza sapere il motivo per cui Andrea avesse deciso di farci spostare.

Poi capii.
Lo sentii di nuovo dietro di me. Spingeva con il cazzo di nuovo eretto sul mio buchetto.
Oddio.
Paolo era dentro di me a fondo. Mi fermai. Ero di nuovo in balia di Andrea. Mi entrò dentro anche lui. Io mi accasciai su Paolo e così facendo Andrea ebbe la strada spianata. Ora avevo due cazzi contemporaneamente dentro di me.
Ero stravolta. Letteralmente in trans. Ero in un’altra dimensione.

Non capivo più nulla.

Sento che loro due prendono ritmo, prima un po’ a fatica, poi più sincronizzati.
Una doppia penetrazione. Wow. L’avevo visto una volta su internet, mi aveva incuriosito, ma mai avrei pensato che fosse possibile che mi capitasse nella realtà.
Venni. Tantissimo. Una serie di orgasmi multipli da perdere il conto.
Non avevo più forze e mi accasciai a peso morto su Paolo.

I miei due amanti erano sul punto di venire, così uscirono da me. Con le ultime forze scivolai sul tappeto a pancia in su e loro scaricarono il loro carico di sperma sul mio viso e sulle tette.

Ero come una bambola gonfiabile in quel momento. Passiva e stravolta da ciò che avevo provato.

Una volta ripresi, Andrea e Paolo si alzarono e si rivestirono.

Mi trascinai nella doccia e quando uscii se ne erano andati ..

Io mi addormentai subito, senza pensare, senza sognare. Sono con un senso di appagamento e di stanchezza mai provati prima.

Quando mi svegliai al mattino mi resi conto che da ragazzina normale e morigerata ero diventata una troia che prende due cazzi alla volta e se li gode... ma le domande della prima notte esono ancora senza risposta Cosa avrebbero fatto loro adesso? Si stavano parlando dei come squirto da troia, di come urlo? Lo avrebbero raccontato a tutti? Sarei diventata famosa come la puttana della scuola ? Ma perché avevo lasciato che tutto questo succedesse!? Ero proprio una troia ? e a poco a poco capii che era la mia vera natura e cosa avrei fatto da quel momento in poi...

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